E' stata un'elica a uccidere il pensionato in acqua: una perizia misurerà se è quella dell'imbarcazione sotto sequestro

TERAMO – E’ stato, come ipotizzato, il passaggio dell’elica di una imbarcazione a provocare lesioni irreparabili sul corpo di Mario D’Eustacchio, l’ex marittimo 62enne, il cui cadavere era stato ripescatosabato pomeriggio nelle acque dell’area marina protetta del Cerrano. Se si tratta dell’elica dell’imbarcazione di medie dimenzioni attrezzata per la piccola pesca sequestrata dalla Guardia costiera, lo dirà un esperto: quello nominato dal pubblico ministero Greta Aloisi che conduce le indagini sull’incidente in mare e che domattina effettuerà un sopralluogo sulla darsena dove l’imbarcazione è stata fermata.
L’autopsia di oggi all’obitorio dell’ospedale Mazzini, eseguita dall’anatomo patologo Giuseppe Sciarra (alla presenza del consulente della difesa, Gabriele Paolini) ha rilevato ferite sul volto, profonde e nette, che hanno provocato fratture importnti con compromissione organica, che senza dubbio possono far attribuire la causa della morte all’azione violenta dell’elica di una imbarcazione. Le ferite simmetriche alle lesioni al volto, presenti su una gamba della vittima sono accessorie e conseguenze del passaggio della barca sul corpo. Escluso dunque l’ipotesi remota che a uccidere l’uomo fosse stato un malore precendente e che il piccolo peschereccio fosse passato sopra ad un uomo già privo di vita, resta la necessità giudiziaria di accertare quale mezzo sia stato. Per essere completa, la relazione del comandante della Guardia Costiera di Giulianova, Claudio Bernetti, che coordina le indagini operative, ha bisogno però di un sostegno tecnico. Potrà fornirglielo soltanto la perizia dell’ingegnere nautico che effettuerà la misurazione del ‘passo’ dell’elica del piccolo natante da pesca, il cui proprietario, un pescatore di silvi, è indagato per omicidio colposo. La misurazione sarà comparata con quelle delle lesioni sul corpo del pensionato 62enne. Soltanto da queste conferme si potrà procedere nella contestazione di reato al marittimo, che poi è anche quello che ha segnalato la presenza del cadvere che galleggiava in mare.
E’ stato anche verificato se il peschereccio potesse trovarsi nella zona di mare della tragedia: era nel corridoio di ‘lancio’ delle imbarcazioni, nella zona cioè autorizzata pur trovando in area marina protetta e l’incidente si sarebbe veriifcao a circa 4-500 metri al largo della costa, che il 62enne era solito raggiungere nelle sue lunghe nuotate.